Sindrome da Overtraining

La Sindrome da Overtraining (OT) indica quel momento in cui un atleta inizia a risentire delle variabili dell’allenamento, come gli alti volumi, intensità e frequenze dell’allenamento, tutto ciò causerà un disagio fisiologico e psicologico con conseguente peggioramento delle prestazioni.
Solitamente l’OT viene raggiunto in seguito ad una fase di overreaching: un periodo che può essere di alcuni giorni come di diverse settimane in cui si tengono alti carichi di lavoro senza permettere un recupero adeguato, che consentirà all’atleta di superare le capacità di adattamento della persona.
Ci si può imbattere nell’OT anche in seguito a periodi di forte stress non per forza dovuti all’allenamento ma anche psicologici.

Sintomi dell’Overtraining

I sintomi che la sindrome da OT può manifestare sono:

  • Disturbi del sonno
  • Perdita di peso
  • Disturbi dell’umore (irritabilità, ansia…)
  • Scarsa motivazione
  • Depressione
  • Difficoltà a concentrarsi.

Questi rappresentano i sintomi generali o comunque i più comuni ma essendo l’uomo un’entità estremamente soggettiva, e tale sindrome interessa anche la sfera emotiva e comportamentale, molti sintomi possono essere estremamente personali e non facilmente riconoscibili.
I primi segnali dell’OT si riscontrano nelle prestazioni fisiche con stanchezza generale, scarsa motivazione, perdita di forza, coordinazione e pessima capacità di lavoro ad alte intensità.

A livello fisiologico i fattori che si creano attorno al calo drastico delle prestazioni colpiscono sia il sistema nervoso che quello endocrino. L’aumento dell’intensità e dei volumi di lavoro, infatti, comporta uno sbilanciamento dell’asse testosterone-cortisolo che spinge così l’atleta verso un calo del testosterone e della tiroxina, così da ritrovarsi in balia di cortisolo e catecolamine.

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Come superare la Sindrome da Overtraining

La Sindrome da OT la si supera abbassando drasticamente (a seconda dei livelli a cui si era arrivati) intensità e volume oppure con uno scarico totale (fermo totale dagli allenamenti). La durata dello scarico varia da atleta ad atleta, per alcuni possono bastare giorni per altri settimane.

Per chi pratica BodyBuiding il mio consiglio è di evitare come la peste tecniche High Intensity o metodiche a cedimento muscolare. Se la scelta è di utilizzare uno scarico attivo potete utilizzare una blanda multi-frequenza con buffer di qualche ripetizione.

Un altro approccio, che uso spesso durante i periodi di scarico dei ragazzi che seguo, è quella di consigliare all’atleta di fare una settimana (o il tempo che serve) di allenamento istintivo, ovvero di andare in palestra e allenarsi come preferisci, con gli esercizi e la split che più preferisce.
Ovviamente sarà fondamentale da parte del trainer dare delle linee guida sul volume e sull’intensità, cos’ che sia effettivamente un mero scarico.
Questo gli darà sicuramente una scossa emotiva e motivazionale.

Se la Sindrome da OT è più seria: come muoversi?

Se il grado dell’OT è elevato può essere utile il sostegno di uno psicologo o di un pedagogista così che gli venga insegnato e consigliato come gestire emozioni e/o ansia.Il tutto dovrà essere supportato sia dall’alimentazione che dall’integrazione, aumentare a dismisura le calorie
soprattutto dai carboidrati non sempre è una scelta giusta.

Per evitare l’OT è senza dubbio è fondamentale introdurre all’interno della programmazione degli scarichi. La tolleranza allo stress è un fattore estremamente soggettivo ma, personalmente, li inserisco post mesocicli ad alte intensità o post picco di volume, ma dipende anche dalla durata
di essi. Questo non prescinde l’inserimento di una settimana di scarico, non programmata in precedenza, qualora si veda palesemente che l’atleta ne abbia necessità.

Come si può notare, infatti, i sintomi dell’OT sono multifattoriali e lo sono anche le cause.
Ognuno di noi ha la propria vita oltre l’allenamento e il proprio modo di gestirla emotivamente, per questo non hanno senso di esistere allenamenti copia-incolla. In questo caso sta all’allenatore capire l’atleta e sapere come gestirlo, insegnandogli come gestirsi. Ecco perché sostengo che l’allenatore in primis debba essere anche educatore.

Allenarsi seguiti da un trainer abbassa il rischio da OT

Detto questo, l’articolo non vuole fare del terrorismo. State tranquilli che si vi allenate 3 volte a settimana seguiti dall’istruttore, a meno di casi eccezionali, non c’è il rischio. Nella teoria sembra facile cadere nella sindrome da OT, nella pratica non lo è così tanto.
Il take home message è di ascoltare i segnali che vi da il vostro corpo perchè, prima che la corda si rompa, si sfilaccia sempre.

Se siete allenatori, non lasciate allo sbando i vostri atleti soprattutto in periodi intensi e voluminosi o, in generale, di forte stress; parlateci, sentite i loro feedback e annotate ogni dettaglio che all’inizio potrebbero sembrare piccoli ma che sommati possono fare danni.

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